"Afropolitan": la Nuova Africa alla Triennale di Milano
La Triennale di Milano insieme al CRT (Centro Ricerche Teatrali) Milano dedicano una rassegna artistica alla "Nuova Africa", ovvero le nuove generazioni africane allevate in Occidente.
Una tre giorni di mostre e concerti che raccontano i giovani metropolitani, internazionali e cosmopoliti, figli della diaspora nera: nati in Africa ma cresciuti nel mondo, sono gli Afropolitan dalla nuova e apolide identità nera. Facenti parte della classe media, sono “mobile, sociable and attractive”, come li ha definiti così la CNN, che ha dedicato loro uno speciale sulla nuova imprenditoria Afropolitan, appunto, che sta conquistato spazi sempre più ampi nel campo dell’economia e delle arti. Il termine Afropolitan, coniato dalla scrittrice ghanese Taiye Selasi, è stato reso celebre dal filosofo camerunense Achille Mbembe, nel saggio "Afropolitanism: la multiculturalità come via africana alla cittadinanza globale", un’esplicita presa di distanza dalle descrizioni apocalittiche del continente nero, come è evidente dalla mostra in Triennale, e un passo in avanti rispetto alla nozione romanticizzata di Eden africano, tutta natura selvaggia, tribù e tradizioni. Gli Afropolitan sono ibridi per definizione, studiano a Parigi, espongono a New York, ma conservano in maniera gelosa e originale le radici africane, specie quelle esoteriche. Sono sperimentatori indomiti, ricercatori per vocazione; narratori ipertestuali in grado d’interpretare i linguaggi della contemporaneità in maniera unica e spiazzante.
La mostra in Triennale, Africa - Big Change, Big Chance, sta a Afropolitan come la Nuova Africa sta al Rinascimento africano degli ultimi decenni. Sono due appuntamenti, tra musica e architettura, mostra e concerti, che la Triennale di Milano e il CRT Milano dedicano a questo grande e complesso continente.
Occuparsi dell’Africa dal punto di vista dell’architettura significa occuparsi di un luogo in cui stanno sviluppandosi alcuni dei fenomeni più interessanti, complessi ed anche inquietanti di questi ultimi anni. La Nuova Africa dei centri urbani, dalla nuova architettura e dalle nuovissime tecnologie, si esprime anche attraverso i nuovi linguaggi musicali degli Afropolitan, per i quali la loro Africa è una eredità culturale, non storica o geografica, che si riflette sui loro, rap, funk,electropop, generi che risuoneranno sul palcoscenico del Teatro dell’Arte, in tre diversi concerti.
Benvenuti quindi nell’Africa del secolo XXI, tra cosmopolitismo, grattacieli, magia nera e autostrade digitali.
Il 5 dicembre, ad aprire Afropolitan, la rassegna musicale del CRT Milano in collaborazione con Triennale di Milano e Afrodisia, sarà José Louis Modabi, aka Pierre Kwenders, cantautore canadese, nato il 31 ottobre 1985 a Kinshasa. Pierre Kwenders è emigrato in Canada quando era adolescente. La sua musica è stata descritta come espressione di World 2.0 e mescola rumba congolese ed elettronica. Pierre Kwenders ha partecipato al Festival internazionale Pop Montréal nel 2013.
Il 6 dicembre è la volta di Baloji, artista belga/congolese nato a Lubumbashi nel 1978 e trasferitosi in Vallonia, all'età di 4 anni. Una storia personale alla ricerca della propria identità: “Laggiù non mi sento particolarmente congolese e qui non mi sento particolarmente belga” - afferma Baloji, il cui nome in lingua swahili significa “stregone”. Hotel Impala, il primo disco, risponde a questo senso di precarietà: da un lato la metropoli, il rap, l’hip hop di matrice francese, il reggae; dall’altro i suoni della tradizione congolese, la rumba, il soul degli anni Sessanta. Il secondo disco, Kinshasa Succursale, amplia l’orizzonte sonoro con rumba congolese, chitarre elettriche, balafon, piano a pollice e una serie di collaborazioni con alcuni dei più importanti musicisti africani.
Chiude la rassegna, il 7 dicembre alle ore 19, Vaudou Game, la band di Peter Solo, cantautore nato a Aného-Glidji, in Togo, luogo di origine della tribù Guin e uno dei luoghi più importanti della cultura Voodoo. Cresciuto nei valori tradizionali rispettosi di ogni forma di vita e dunque dell’ambiente, Peter Solo tiene in vita la sua eredità spirituale e musicale. Il canto, alla radice del voodoo, non era accompagnato da strumenti musicali armonici, era solo la “pelle” a supportare i cantanti: Solo esplora e codifica le scale musicali delle canzoni sacre o profane del voodoo del Benin e del Togo, per riprodurle su strumenti moderni. Non tragga in inganno il suono analogico e il look vintage: questo è funk togolese, nato in epoca postcoloniale, che esplora orgogliosamente le proprie radici.
Afropolitan Suoni urbani della nuova Africa
5-6-7 dicembre 2014
Triennale di Milano Viale Alemagna, 6 20121 - Milano Tel 02.724341 - Biglietteria Tel 02.72434208
Orari: Venerdì 5 ore 21.00 Sabato 6 ore 21.00 Domenica 7 ore 19.00
Biglietti: Intero: 15 € Ridotto: 10€ Carnet tre concerti: 25€
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