Vigne Museum: Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle in Friuli-Venezia Giulia
Il Vigne Museum è un museo all’aria aperta concepito nel 2014 da Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle, per il centenario di Livio Felluga.
Ci troviamo a Rosazzo, un paesino situato all’estremo est dell’Italia, luogo che demarca il confine tra il Mediterraneo e l’Europa Centrale e dove, sulla cima di un promontorio, si trova un’antica abbazia: l’Abbazia di Rosazzo, costruita dall’eremita Alemanno nell’anno 800.
È proprio vicino a quest’antica abbazia che sorge un museo moderno, senza porte, ma con un’anima profonda: è il Vigne Museum, realizzato da Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle per il centenario di Livio Felluga.
Ma scopriamo insieme la vita di Livio, un uomo visionario, un imprenditore che in termini di business, familiari nonché artistici, ci ha visto molto lungo. Infatti, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale decise di investire nella campagna, territorio dal quale tutti scappavano per trasferirsi nei centri urbani che si stavano pian piano industrializzando.
Livio ebbe l’intuizione di coltivare dei vigneti, e oggi, a distanza di mezzo secolo, i risultati non potrebbero essere migliori. Da anni ormai il terroir dei Colli Orientali, famoso per i vini bianchi, è uno dei più fruttuosi e prestigiosi del Friuli-Venezia Giulia.
Il successo dell’azienda conta ormai ben cinque generazioni di tradizione enoica, accompagnata da una profonda devozione verso la terra e i suoi frutti. L’estensione della proprietà raggiunge i 160 ettari nelle zone del Collio e dei Colli Orientali del Friuli-Venezia Giulia, dalle quali nascono profumati vini realizzati con uve selezionate.
Il vino principe di tutta produzione è sicuramente il Terre Alte, un bianco composto dai vitigni di Friulano, Pinot Bianco e Sauvignon, con intensi profumi fruttati e floreali: un vino complesso, elegante, ricco e di notevole struttura. Rosazzo, luogo in cui vengono coltivati questi storici vigneti, è diventato un territorio Docg nel 2011.
Ma in che modo un’azienda vinicola si coniuga con l’arte contemporanea? La risposta in questo caso è sicuramente il Vigne Museum.
Un progetto complesso, mastodontico, realizzato nel 2014, che si staglia su quella che è sempre stata una collina di meditazione per Livio Felluga, un luogo di pace dell’anima. È così che Yona Friedman, insieme a Jean-Baptiste Decavèle, dialogano con Livio in occasione dei suoi 100 anni.
I due artisti e architetti hanno collaborato insieme per diversi progetti, nel segno della profonda amicizia che li lega da sempre. Insieme hanno lavorato anche per l’azienda vinicola Antinori nel Chianti Classico.
Yona Friedman è un architetto nato a Budapest nel 1923, ma naturalizzato francese. Tutto il suo lavoro si basa sul suo Manifesto de l’Architecture Mobile, nel quale esprime l’idea per cui i luoghi debbano essere ideati e modificati da chi li abita, all’interno di una struttura reticolare.
Jean-Baptiste Decavèle, nato nel 1961 a Grenoble, è un architetto ideatore di progetti architettonici e audiovisivi visionari, sperimentali, quasi utopici.
Il Vigne Museum è un’opera intima, familiare, ma allo stesso tempo monumentale, possente, decisiva, composta da cerchi metallici che si profilano nel cielo e provano in qualche modo a raggiungerlo. A metà tra una scultura e un’architettura, contiene triangoli, cubi e dodecaedri.
Una struttura che sembra mutare grazie ad un soffio di vento, è quasi trasparente e sembra volteggiare nell’aria. Una volta raggiunta, sulla cima della collina, il panorama è spettacolare: da un lato l’Abbazia di Rosazzo, poi i vigneti, oltre i quali si riesce perfino a vedere il mare.
Si presenta quindi come un tempio della memoria, all’apparenza fragile, ma sostanzialmente possente, che si lega indissolubilmente al paesaggio. L’affinità è protratta anche dalle 100 barbatelle che sono state piantate all’interno della struttura e che, con il tempo, entreranno in dialogo con essa, abbracciandola.
La volontà della famiglia Felluga è quella di custodire in azienda solamente quest’unica opera per i secoli a venire, senza commissionarne altre in futuro.
“Une architecture de la diversité” la definiscono i due artisti. Senza porte, senza biglietti, senza file, si scopre passeggiando tra i vigneti.
Come tutte le opere di Yona, il Vigne Museum è anche un pretesto per far riflettere altri artisti, lasciando in eredità una base su cui poter installare altri interventi, in dialogo e nel rispetto della preesistenza. In questo senso l’opera è definita museo: non vuole conservare nulla, ma ognuno è libero di improvvisare al suo interno.
In conclusione, possiamo affermare che l’azienda vinicola friulana Livio Felluga è una delle eccellenze italiane che hanno compreso l’importanza di promuovere l’arte, non solo in quanto investimento, ma anche, e soprattutto, come elemento fondamentale di progresso, etica, amore per la cultura, per il territorio e più di ogni altra cosa amore per la propria famiglia.
Marta Cossettini
Livio Felluga
Via Risorgimento, 1
34071 Brazzano di Cormons GO