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Una delle qualità del sistema teatrale milanese, sviluppatasi sempre più negli ultimi anni, consiste nel fare rete, scambiandosi spesso gli spettacoli da una stagione all’altra. Coerentemente con quest’ottica, quest'anno il Teatro Franco Parenti e il Teatro Elfo Puccini hanno deciso di unirsi nel fare gli auguri attraverso la messa on line congiunta e gratuita di due produzioni storiche, il tutto in attesa di ritrovarsi presto in sala.
Sono nella sede di Milano del Centro Yoga Satyananda in Via Pergolesi, 9 Milano (MM Caiazzo).
Anno di fondazione: 1986, uno dei centri più vecchi di Milano.
Il Centro è un cameo “nascosto” in un cortile interno di un palazzo dei primi del '900. Entrando, fin da subito si ha l'idea di esser in un posto accogliente, in un'altra dimensione che richiama la mente a un raccoglimento e al silenzio.
Oggi chiacchiero con Virananda, uno dei maestri di Yoga del Centro.
Biografia
Virananda si è avvicinato allo yoga all'età di 20 anni, sono 52 anni che è in costante contatto con il mondo che ruota intorno a questa disciplina.
Il primo contatto è avvenuto in seguito a un piccolo esaurimento: in quel periodo lavorava e studiava e alla fine della giornata avvertiva sempre dei forti mal di testa.
In un'edicola vide e comprò un libro di Carlo Patrian e iniziò a frequentare il suo centro non smettendo più.
A Mantova, nel 1980, incontrò una serie di persone che l'hanno accolto appieno nel mondo dello Yoga.
Nel 1986, al decennale della Federazione Italiana Yoga (FIY), ha conosciuto Swami Satyananda "innamorandosi" di lui come maestro. E' stato in India nel suo Ashram prendendo tutte le iniziazioni Sannyasa e lo segue tutt'ora.
L'approccio iniziale è scaturito da un piccolo malessere, un lieve disturbo che poi incarna le motivazioni che portano le persone a fare yoga: un senso di disagio personale, di insoddisfazione, qualche dolore dovuto agli anni che passano.
DOMANDE
V: Qual è la sua visione personale dello Yoga? Cos’è per Virananda lo Yoga?
Vi: E' tutto.
Lo Yoga è una scienza di vita, una filosofia. Lo Yoga non coinvolge soltanto l'aspetto fisico e energetico, ma tutta la vita: i rapporti con la famiglia, gli amici e con il proprio partner cambiano completamente.
E cambiano in bene sotto certi aspetti e in “male” sotto altri: si comincia a fare una stretta selezione degli amici, ci si isola perché si capisce che certi atteggiamenti automatici della nostra vita e di alcuni rapporti non hanno alcun senso. Ha senso lavorare su se stessi e andare avanti nella ricerca a cui lo Yoga ci sottopone.
Lavorando sul fisico, lo Yoga modifica lo psichico spingendoti a ricercare una dimensione metafisica, della quale tutti hanno una percezione, seppur vaga.
Non riuscirei a vedere la mia vita senza pensare al mio respiro, al mio mantra, al mio maestro: sarebbe una cosa assurda.
Non capisco come tanta gente viva senza lo Yoga.
V: Perché una persona è “spinta” a far Yoga? Quali sono, secondo lei, i motivi per cui i suoi allievi solitamente si avvicinano a questa disciplina?
Vi: Una sensazione di malessere anche esistenziale oltre che fisico: fa capire che fare ginnastica non serve a nulla e, anzi, alle volte peggiora la situazione. All'inizio c'è la curiosità e poi si va avanti lungo il percorso. Non è mai una motivazione prettamente fisica.
C'è, inoltre, una motivazione “medica”: i dottori stanno spingendo sempre più i propri pazienti a praticare Yoga.
V: Il vostro metodo di insegnamento è definito “metodo Satyananda” o Bihar Yoga. Ci vuole spiegare cosa significa?
Vi: E' una cosa semplicissima: è un metodo “olistico”. Prende in considerazione tutti gli aspetti dell'individuo: Asana, Pranayama, Yoga Nidra e meditazione in modo tale che la personalità dei nostri allievi cresca in modo equilibrato. Quando impostiamo una serie di Yoga tendiamo a stimolare tutti i chackra mediante le Asana. Una pratica di Yoga completa deve stimolare e mantenere in equilibrio tutta la persona: lo Yoga è equilibrio.
V: Cosa ne pensa di tutte le differenziazioni di stili e modus operando riguardo le diramazioni dello Yoga? Pensa che creino confusione a chi si approccia alla pratica per la prima volta?
Vi: Sì, sicuramente. Creano una grande confusione. Una volta c'erano pochi stili di Yoga, oggi una marea. E se andiamo ad indagare questi stili sono inventati da persone che alle spalle non hanno alcuna tradizione. Vediamo degli stili che sono una ginnastica e che vengono presentati anche nelle manifestazioni di Yoga Italiane. C'è da aggiungere che le riviste di Yoga aggiungono confusione alla confusione.
Io sono per la tradizione con pochi stili. Del resto i maestri che abbiamo sono Yoganananda, Vivekananda, Shivananda, Satyananda: qui c'è tutto quello di cui si ha bisogno.
V: Ho trovato molto affascinante la tradizione della trasmissione della disciplina da maestro a allievo. Vuole spiegarci come funziona questa tradizione che potremmo definire millenaria?
Vi: E' una tradizione estremamente importante perché ha fatto sì che lo Yoga arrivasse ai giorni nostri integro, intatto. Le varie tradizioni di cui parlavo prima non hanno questo alle spalle, sono innesti di varie discipline.
Qui rispettiamo la tradizione: siamo molto rigorosi. La rispettiamo nelle piccole cose: dal rispetto per gli insegnanti al rispetto per i rituali, ecc.
V: Quanto è importante la consapevolezza nel vostro insegnamento?
Vi: E' basilare, richiamiamo costantemente le persone alla consapevolezza del proprio respiro, del proprio corpo e a quella dei pensieri. Chi vive senza consapevolezza non vive, come ad esempio le persone “distratte” che vedono la propria vita sfuggire dalle dita.
Una persona che scegliere di vivere nella consapevolezza è centrato ed equilibrato: si accorge se qualcosa non funziona e interviene subito per correggerla. Nel nostro metodo la consapevolezza è basilare.
V: Cosa trasmette ai suoi allievi nelle sue lezioni? Qual è la cosa che a suo avviso è più importante insegnare?
Vi: La forza, l'energia e una visione ottimistica della vita: queste sono le tre cose importanti di cui hanno bisogno le persone. Le trasmettiamo con l'esempio e con la voce.
V: Cosa secondo lei è più frainteso in generale della pratica dello Yoga nel mondo Occidentale?
Vi: Si pensa che sia un qualche cosa di molto spirituale. Lo Yoga è qualcosa di molto pratico: non è un caso che si parta dal fisico per arrivare allo spirito. E' questa visione errata che fa allontanare o tenere distante certe persone che avrebbero molto bisogno dello Yoga. L'altro guaio sono i molti insegnanti che non fanno altro che trasmettere il proprio ego, un esibizionismo che crea danni e fraintendimenti sul mondo dello Yoga.
V:Cosa consiglia alle persone che dicono “vorrei ma non me la sento di far Yoga perché non ho una buona preparazione fisica, non sono molto flessibile, non mi piego abbastanza, sono troppo vecchio, ecc.”?
Vi: Una cosa molto semplice: venire a provare. E quando si prova molto spesso ci si ferma. Le riviste di Yoga anche in questo caso sono un grosso guaio: fanno vedere posizioni atletiche e complicatissime quando secondo me l'esempio da dare è la casalinga di Cremona! Una donna come tante “bella rotondetta” che ha bisogno di fare Yoga. Gli anziani come i giovani hanno bisogno di fare Yoga ma in particolare la fascia dai 40 in su: non importa la fisicità, ci sono persone che hanno un fisico elastico e altre meno, ma facendo Yoga le fisicità si adattano; non hanno importanza il peso o la forma o l'elasticità: l'importante è iniziare. Poi il bravo insegnante ti fa camminare e scoprire il proprio corpo: è questa la ricchezza che si scopre man mano.
Non abbiate timore, incominciate. Al nostro centro ci sono persone che hanno iniziato a 60 anni, persone robuste, ecc. Andiamo a fare Yoga nelle case di riposo per anziani...però tutti fanno Yoga, tutti devono provare!
V: Può lo Yoga cambiare la vita delle persone? E in che modo ha cambiato la sua vita?
Vi: Sì, perché c'è un approccio diverso con il proprio fisico e con gli altri. Cerchiamo di trasmettere forza, carattere, energia e positività ed è proprio la positività che si porta fuori dalla sala di pratica cambiando i rapporti all'interno della società. Lo Yoga, quando fatto seriamente, è in grado di cambiare sostanzialmente la vita degli individui cambiandone il carattere e il modo di approcciarsi agli eventi esterni. Lo Yoga ti porta a vedere il bicchiere mezzo pieno e questo non è poco in un periodo come questo in cui tendiamo a vedere solo disgrazie e non le fortune che abbiamo.
Botta e risposta: una domanda - una parola come risposta
1- L’Asana che preferisce di più: Halasana, l'aratro
2- Lo stile di yoga che sente più suo: Yoga Satyananada
3- Un libro utile (in generale): Bhagavadgītā
4- Un viaggio utile: Rishikesh
5- Una citazione o una sua frase utile: “Una costante pratica dello yoga carica di energia e che rende ottimisti", è una mia citazione che trasmetto sempre ai miei allievi
6- Un consiglio per chi pratica Yoga: Praticare tutti i giorni
7- La cosa da evitare per chi pratica Yoga: Le persone negative
8- Cosa la rende felice quando insegna: I sorrisi dei miei allievi alla fine della lezione
9- Colore preferito: Arancione
10- Una bevanda che consiglia a tutti: Yogi Tea, mistura di varie spezie
Il Centro Yoga Satyananda lo trovate a Milano in Via Pergolesi, 9.
web: http://www.centroyogasatyananda.it/index.html – per info e scoprire i corsi attivi di Yoga e insegnanti di Yoga.
Fb: Centro Yoga Satyananda Milano
Namasté,
Vittorio Pascale | Responsabile Sezione Sesto Senso
Allievo praticante di Yoga Integrale presso il Centro Parsifal Yoga, Milano
Fondatore della pagina Fb: Yogamando
Studioso e praticante di Buddhismo Tibetano
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