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Parigi, una torrida giornata estiva sconvolge una situazione familiare già labile. La causa: un attacco terroristico.
L’Emporio Armani Caffè e Ristorante di Parigi conquista la sua prima Stella Michelin, aggiungendo al firmamento culinario una stella tutta italiana.
La Fondazione Cineteca Italiana celebra la ville lumière e il grande fotografo Robert Doisneau allo Spazio Oberdan con sette film.
Ha aperto a Parigi, a pochi passi dall’Eliseo, il Grand Musée du Parfum. Per celebrare fragranze e odori ed emozionare, non solo l’olfatto.
A Parigi l'ultimo esempio di "fraternitè" è il portierato di quartiere.
Sembra una edicola tradizionale ma non vende giornali né articoli di cartoleria. Invece è una sorta di concierge che intende migliorare la vita degli abitanti risolvendo i piccoli problemi della quotidianità: portare il cane a fare una passeggiata, aggiustare tapparelle che non funzionano, innaffiare le piante, trasportare oggetti e arredo casalingo, occuparsi della manutenzione ordinaria, offrire assistenza informatica e amministrativa, preparare la cena, portare la spesa a casa, aiutare i bambini a fare i compiti o tenere compagnia alle persone anziane.
Si chiama Lulu dans ma rue ("Lulu nella mia strada") e si trova nel cuore di Parigi, vicino Place de Vosges e di fronte alla chiesa di Saint Paul, nel Marais.
E' nato nella primavera dell’anno scorso, ha il sostegno del Comune di Parigi e vanta numeri di successo indiscusso: 11.000 clienti, oltre 4.000 servizi risolti e 120 proposte di nuove aperture in tutta la città.
L’idea è venuta all'economista Charles-Edouard Vincent: classe 1973, un passato al Polytechnique, poi alla Stanford University ed ora la cattedra alla prestigiosissima scuola di commercio di Francia, la HEC.
Come funziona Lulu dans ma rue? Basta telefonare, inviare una mail o semplicemente passare di persona nel chiosco. Una volta spiegato di cosa si ha bisogno, il portiere di turno trova il Lulu più adatto a svolgere il lavoro richiesto (idraulico, pollice verde, esperto informatico, studente, pensionato, giovane chef).
Le tariffe sono modiche: tra i 5 e i 10 euro per venti minuti (in caso di piccoli interventi) o a forfait concordati in anticipo, il tutto detraibile dalle tasse al cinquanta per cento.
Ecco perché il motto dell'edicola recita: «Bricolage, ménage, coup de main et bonne humeur» ("Fai da te, pulizia, sostegno e buon umore").
Si arricchisce la lista, già lunga, dei cantanti con il piacere della scrittura: questa volta tocca al noto cantautore italiano Dente. Dal 4 Giugno potete trovare in libreria il suo primo libro intitolato "Favole per bambini molto stanchi", edito da Bompiani.
In realtà per l'artista non si tratta di una primissima volta in libreria: un suo racconto è infatti contenuto nell’antologia Cosa volete sentire – Compilation di racconti di cantautori italiani, pubblicata da Minimum Fax nel 2011.
Sulla pagina ufficiale del libro, leggiamo che le "Favole" di Dente «sono un universo di pianeti curiosi e impertinenti, che rifiutano la logica, giocano con la morale, rovesciano le leggi della fisica e della sintassi. Eppure, come accade nella vita di tutti i giorni, i personaggi che li abitano si innamorano e si odiano, si parlano e non si capiscono, sono fragili e un po’ spietati.»
Aspettatevi una raccolta di favole per tutti i gusti: ci sono quelle buone e quelle cattive, quelle tristi e quelle d'amore. Quelle con dentro gli animali, quelle con dentro la morale. Non mancano nemmeno le favole che non si capiscono (apparentemente solo dieci).
Il volume è illustrato dalla matita di Franco Matticchio, pittore e autore di fumetti. Ha collaborato con Roberto Benigni per il film “Il mostro” e con testate quali Il Corriere della Sera, Internazionale e The New Yorker.
Classe '76, Giuseppe Peveri, alias Dente, è uno dei più stimati cantautori italiani degli ultimi anni. Il suo nome d'arte è, in realtà, un soprannome che gli diede lo zio quando era adolescente.
Originario di Fidenza, ha rilasciato sul mercato 5 album dal 2006 ad oggi: "Anice in bocca", "Non c’è due senza te", "L’amore non è bello", "Io tra di noi", "Almanacco del giorno prima".
Il suo stile cantautorale -disseminato di indovinelli e giochi di parole venati di pungente ironia - viene avvicinato dalla critica a quello di noti artisti come Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Cesare Cremonini, Ivan Graziani e Rino Gaetano.
Se volete saperne di più, siete tutti invitati alla presentazione del libro che si terrà Venerdì 3 Luglio alle 18.30 presso il locale Santeria, in ViaEttore Paladini, 8. Introduce il musicista milanese Effe Punto.
Dente "Favole per bambini molto stanchi" Editore Bompiani Prezzo di copertina: 12 Euro
Presentazione del libro Venerdì 3 Luglio ore 18.30 Santeria Srl - Via Privata Ettore Paladini, 8 - 20133 Milano
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Chi come noi di Nerospinto “Senza amore non sa stare” non può perdersi questa mostra a Mantova, dedicata al mito di Amore e Psiche. Amate con stile!
É stata inaugurata sabato 13 luglio a Palazzo Te e al museo San Sebastiano a Mantova la mostra "Amore e Psiche. La favola dell'anima", curata da Elena Fontanella e promossa dalla fondazione DNArt. Fino al 10 novembre nella splendida residenza dei Gonzaga - che tra l'altro ospita la sala di Amore e Psiche affrescata da Giulio Romano per Federico II Gonzaga tra il 1526 e il 1528 - si potranno ammirare opere di svariate epoche: dai reperti archeologici della Magna Grecia e dell'età imperiale romana - provenienti dai Musei Capitolini di Roma, dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e da varie istituzioni pubbliche - alle opere d'arte di maestri quali Tintoretto, Auguste Rodin, Salvador Dalì, Tamara de Lempicka e tanti altri.
Il percorso artistico scelto dagli organizzatori condurrà il visitatore alla riscoperta del mito di Amore e Psiche, ripreso da Apuleio nel II secolo d.C. nelle Metamorfosi e reso celebre dal gruppo scultoreo del Canova.
"Mantova si prepara a vivere la favola di Amore e Psiche", dichiara Nicola Sodano, sindaco di Mantova, "con una mostra che propone un percorso artistico unico e originale, accostando opere d'arte che appartengono a periodi differenti, dal classico al contemporaneo, ma legate tra loro dalle due figure mitologiche. "Sempre a Palazzo Te, nella sala dei Giganti, è allestita l'opera contemporanea di Fabrizio Plessi. Arte, stili, epoche e mondi differenti che si incrociano e dialogano tra di loro. Un modo, questo, anche per far riflettere e discutere sulla sensibilità e l'ingegno umano nei secoli, valorizzando nello stesso tempo contenente e contenuto".
Il 4 settembre la casa editrice Bompiani pubblicherà il volume Amore e Psiche, a cura della Fontanella, illustrato con le immagini delle opere in mostra, accompagnate dai testi, inediti e scritti per l'occasione, di studiosi, scrittori e storici dell'arte come Pietro Citati, Donatella Puliga, Giorgio Barberi Squarotti, Gian Paolo Caprettini, Laura Mosso, Gian Mario Benzing. Il libro è corredato anche dal testo della favola di Apuleio.
"Io sono il vortice insensato delle trottola il movimento e la sua negazione, sono l'antiumanesimo, Lorenzaccio che decapita le statue, Aguirre che si firma il traditore. Carmelo Bene, perché, soggetto alla necessità del nome, come rassegnazione al destino."
Carmelo Bene
Straordinario attore, regista, drammaturgo, a dieci anni dalla scomparsa, si inciampa ancora, per fortuna, nei resti di Carmelo Bene, vaganti monadi nello spazio cosmico.
Non c'è un dopo Carmelo Bene semplicemente perché CB continua ad essere l'unica eredità possibile di se stesso. Avendo compiuto un vorticoso spietato lavorio di cancellazione, segno dopo segno, contenente l'immemorialità del suo stesso futuro.
Al tempo stesso ciò che manca di Carmelo Bene è proprio Carmelo Bene, in quanto "artifex". Come nel Teatro della crudeltà di Artaud, ciò che conta nell'arte è il prodursi dell'artefice e non il prodotto artistico. L'opera è il cadavere dell'evento, dell'esecuzione, del gesto, dell'atto. L'escremento derridiano del corpo attoriale.
(S)finito il suo percorso, ciò che rimane sono i danni, i detriti e, a chi resta, il duro compito di fare i conti.
Dopo la sua scomparsa, ho frequentato il fantasma di Bene per un anno e mezzo, lavorando nella sua casa romana di via Aventina alla cura del lascito artistico. Sotto lo sguardo vuoto degli angeli del Bernini dell'Hommelette for Hamlet adagiati nel giardino, immerso tra carte, spartiti, nastri, scenografie e velluti, ho avuto modo di constatare il rigore con cui Carmelo Bene concepiva il proprio lavoro. Una ricerca dell'impossibile, puntualmente compiuta spettacolo dopo spettacolo, scena dopo scena.
L'attentattore Carmelo Bene, nel viola dell'ombra dei drappi della sua abitazione, studiava clinicamente come dissezionare il linguaggio. Come operare sull'opera. Tra miliardi di appunti, stratificazioni di autori, emergeva il riflesso del gesto artistico, di cui lo spettacolo era solo, effettivamente, lo sconcerto. Il diabolico contro il simbolico.
E' un lavoro difficile cercare di restituire almeno in parte l'alone di quello che Carmelo Bene è stato. Forse addirittura impossibile perché ciò che sfugge, ora ancora di più, è il corpo dell'attore. Sempre negato da CB sulla scena, come negli altri linguaggi da lui frequentati, ed ormai svanito una volta per tutte.
Sottratto il corpo, rimane però il corpus delle opere sui cui riflettere. Tentativo, tra i tanti in questo decennale, è il volume da me curato per i tipi di Bompiani dal titolo PANTA CARMELO BENE che offre al lettore una selezione delle migliori interviste rilasciate da CB nell'arco di tutto il suo percorso artistico. Oltre ad offrire una lente per osservare meglio il maestro, questo lavoro cerca di far emergere l'uso violento che Bene faceva degli strumenti di comunicazione, in questo caso la carta stampata.
Pur sottraendosi al dialogo, al confronto, Bene andava affermando che l’unica verità del discorso è l’ esperienza stessa del suo errore. Rifiutando la normale dialettica, svelava l'ipocrisia del linguaggio, l'assoluta falsità di ogni mediazione. Medium, invece lui, di un alto discorso.
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