Quel giorno d’estate: l’ultimo film di Mikhaël Hers
Parigi, una torrida giornata estiva sconvolge una situazione familiare già labile. La causa: un attacco terroristico.
Il film Quel giorno d’estate, che uscirà nelle sale italiane il 30 maggio, vede protagonisti Vincent Lacoste e Isaure Multier.
Un tema pungente e attuale quello del terrorismo, che viene affrontato dal regista Mikhaël Hers, da un punto di vista intimo, sentimentale e introspettivo.
Hers dipinge il ritratto di una Parigi moderna, attuale e multiculturale, dove il protagonista, David, vive di lavoretti occasionali. L’unico legame familiare che possiede è rappresentato dal suo stretto rapporto con la sorella Sandrine e la nipotina Amanda di 7 anni.
Durante un’afosa giornata d’estate la sua vita viene sconvolta da un attacco terroristico nel cuore della città, nel quale la sorella perde la vita. David si trova perciò nella situazione di dover fare da padre ad Amanda e cercare di ristabilire un equilibrio nella sua vita e in quella della sua nipotina.
Pochi sanno o possono capire come le vite delle vittime di un attacco terroristico vengano sconvolte nel profondo. Pochi capiscono quanto sia difficile ricominciare e Quel giorno d’estate ci mostra ciò che forse, in fondo, vorremmo non sapere.
La responsabilità di una paternità accidentale, non programmata che ricade su David dopo la morte della sorella, dimostra la dura prova che un ventiquattrenne deve saper superare, in seguito ad una casualità sfortunata della vita.
Il film non parla di un attacco terroristico in particolare ma della generalità degli attentati; del calvario che segue per chiunque ne resti colpito, in qualunque parte del mondo. Potrebbe essere ambientato in qualunque altra città, ma la scelta è ricaduta su Parigi per non dimenticare il tremendo accadimento al Bataclan del 13 novembre 2015, con l’obiettivo di catturare la fragilità e la violenza dei nostri giorni.
“Quel giorno d’estate entra più nel profondo del nostro presente e della nostra vita di tutti i giorni rispetto ai miei film precedenti – racconta il regista – Il film affronta in maniera più diretta le emozioni. La tragedia che si consuma è sia personale sia collettiva”.
Il terrorismo crea morte, distruzione di famiglie, di relazioni, di vite ovunque e in qualunque momento. Un modo per affrontarlo è parlarne e il cinema risulta essere un mezzo di comunicazione efficace.
La passione di Hers è quella di raccontare la quotidianità, creare i suoi film in base agli accadimenti della vita reale. Quindi narrare il presente diventa la missione della sua poetica. Da qui la voglia di parlare di una storia di persone che affrontano le proprie emozioni, che non si arrendono di fronte al lutto e ma lo fronteggiano in un modo estremamente intimo.
Alcune inquadrature riprendono una Parigi da cartolina per dimostrare come il mondo vada avanti spensierato, anche se un solo individuo subisce una perdita o una tragedia. È una dimostrazione di come nella vita siano talvolta presenti momenti strani e incongruenti.
Questo è un film che riprende una poetica d’azione prettamente francese, attenta al dettaglio, lenta, che racconta i particolari. “Truffaut disse che il cinema è una vita senza ostacoli. Io adoro Truffaut ma sono totalmente in disaccordo su questa frase. Al contrario, il cinema deve adattarsi agli ostacoli, trovare il modo per includerli, renderli belli e toccanti”, spiega il regista.
Mikhaël Hers perciò ha sentito la necessità di mettere in scena la violenza di questi tempi, in un periodo in cui la gente è tormentata dalla mancanza di punti di riferimento e dalla consapevolezza della propria fragilità.
Un film profondo, una testimonianza del nostro oggi per il futuro, nella speranza di costruirne uno migliore.
Marta Cossettini