La disciplina del sogno: a gennaio l'ep di Giovanni Luca Valea, outsider fra musica e poesia
Scrivere e cantare: in un botta e risposta continuo di parole e note che s’inseguono per ricamare l’idea del Cantore che non riesce, e non vuole, limitarsi a raccontare, ma pretende di vivere.
Questa la nota del critico Carlo Caprarella, che sintetizza icasticamente l’universo artistico di Valea.
Giovanni Luca Valea, fiorentino di nascita, classe 1988, dopo la pubblicazione di tre raccolte di poesie con case editrici indipendenti del territorio toscano, Canzoni di rabbia, poesie d’amore (2016), Una Storia che credevo di aver dimenticato (2019) e Una rosa al Padrone (2021) si avvicina dapprima come autore al mondo della canzone. Ha all’attivo l’ep Iniziali (La Stanza Nascosta Records, 2021), un lavoro che travalica ogni definizione di genere, navigando latitudini sterminate, tra coralità e distorsioni ludiche.
Dal 25 novembre in radio e sui digital stores è in radio il singolo Colibrì, che anticipa il secondo lavoro in studio dell’artista, di prossima uscita per La Stanza Nascosta Records.
Colibrì è un brano che deve qualcosa, lo confesso, al titolo di una poesia di Raymond Carver- spiega Giovanni Luca Valea. È una canzone che fatico a definire d’amore, è il ritratto di una donna e insieme una vecchia storia che aveva qualcosa da dire. Non ricordo la notte della stesura definitiva, faccenda che mi fa pensare che sia sempre esistita; ad ogni modo carta e chitarra erano lì e, per fortuna, c’ero anche io. E tra la guerra, le fughe e il dolore c’è sempre una luce, e l’unica luce è proprio essere amati sulla terra, non altrimenti si vive. Un brano che gioca sul senso dello splendore, credo. Ho avuto la fortuna di farmi affiancare da collaboratori straordinari: da Virginia Settesoldi a Claudio Biancalani, passando per Elia Martellini e il prezioso lavoro di missaggio di Salvatore Papotto. Colibrì apre il lavoro “La disciplina del sogno” come un compromesso tra le varie canzoni dell’EP. Qualcuno ha detto che il compresso è l’antica arte della nobiltà. Può darsi, ma Colibrì l’avrei scelta in ogni caso, nobiltà a parte.
Colibrì intreccia trame letterarie ed emozionali, riconfermando la natura di outsider di Valea, volutamente in bilico fra tentazione retrospettiva e incandescente attualità.
Giovanni Luca Valea riesce a prendere le distanze da tentativi emulativi e sterile derivativismo, grazie ad una cifra stilistica assolutamente riconoscibile.
Nerospinto ha ascoltato in anteprima l’ep La disciplina del sogno, in uscita a gennaio per la coraggiosa etichetta La Stanza Nascosta Records, ideata dal musicista e produttore Salvatore Papotto.
“La disciplina del sogno” è un’espressione che cela, forse invano, la sofferenza che è presente dietro alcune delle tracce di questo EP – l’ultima in particolare – e che ha segnato, più in generale, lo scorso anno, proprio nel pieno della fase creativa- racconta Giovanni Luca Valea.
Amo molto il termine “disciplina”, profondamente interiore. L’ho avvicinato a “sogno” per ragioni di natura davvero troppo intima. Semplicemente pare che debba sognare un po’ troppo spesso e, allora, vivo questa fragilità come una parte privilegiata della mia vita, cercando di addomesticarla, di renderla meno selvaggia. In definitiva, citando Karl Lagerfeld, posso dire che “Mi piace l’idea della pazzia unita alla disciplina”.
Luce e ombra, umori decadenti e sprazzi di pacificazione convivono in un lavoro elegante, impreziosito dalla pervasività del violino.
I testi, al di là di ogni sterile polemica sulle differenze tra canzone d’autore e poesia in senso stretto, hanno una fibra fortemente poetica, lato sensu.
Ho un cuore incerto come una lama arrugginita, vivo in una sala d’aspetto con un biglietto tra le dita. Sento l'ansia della farfalla che disegno a matita- scrive Valea in Vivo in modo straordinario.
E, straordinaria, è anche la sua capacità di scrittura, lontana anni luce dal generale appiattimento testuale imperante.
Un balsamo per chi vive ancora di profondità e bellezza.