Le migliori serie tv del 2021
Il 2021 è arrivato alla fine e, come di consueto, dicembre è tempo di bilanci. Quali sono state, dunque, le serie tv migliori di quest'anno? Ecco la mia lista personale (che non è una classifica)
Ce l'abbiamo fatta, siamo arrivati anche alla fine di quest'anno. Ecco, dunque, i miei consigli sulle migliori serie tv del 2021 da vedere in streaming, in questa mia lista personale (che non è una classifica). Pronti per passare le vacanze di Natale sul divano.
Omicidio a Easttown
Il titolo originale è Mare of Easttown, dato che Mare Sheehan è il nome della detective protagonista interpretata dalla straordinaria, fantastica, meravigliosa Kate Winslet, la quale per questo ruolo ha vinto l'Emmy Award. Ma hanno vinto anche Julianne Nicholson ed Evan Peters, rispettivamente come Migliore Attrice e Migliore Attore Non Protagonista, in questa miniserie firmata HBO che è un gioiello del 2021 e che racconta di un'America di provincia desolata, disperata, chiusa. La detective Sheehan, conosciuta in città anche come 'Lady Hawk' per le sue prodezze sportive di gioventù, indaga sull'omicidio di una ragazza in una triste cittadina della Pennsylvania, ricca di bugie e misteri non ancora risolti: la Sheehan, infatti, non è ancora riuscita a trovare un'altra ragazza, scomparsa un anno prima e figlia di una sua amica.
Con l'avvento del nuovo omicidio, il capo della polizia le affianca un giovane e intrepido detective (Evan Peters) e, mentre la sua vita va a rotoli, tra il difficile rapporto con la figlia, un ancora più complesso rapporto con la madre (una micidiale Jean Smart), un ex marito che si sta rifacendo una vita (e che sembra nascondere qualcosa), la battaglia legale per tenersi il nipote, un passato segnato da una tragedia inimmaginabile e il risentimento dei compaesani per, non uno, ma ben due casi irrisolti, i due iniziano a a far luce su alcuni, oscuri segreti di città. Imperdibile, la trovate su Sky e NOW.
Succession - stagione 3
N.B. Questa serie è da vedere in lingua originale. Prima c'è l'illusione del cambiamento, poi arriva una vera e propria rivoluzione che sconvolge gli equilibri e fa a pezzi tutti quanti. La terza stagione di Succession (show firmato HBO) continua sulla stessa lunghezza d'onda delle prime due, ovvero come uno dei migliori racconti seriali della televisione degli ultimi anni. Per chi non è avvezzo alla trama (male, malissimo), si parla di business, potere, affari, azionisti, reti televisive e media, Presidenti degli Usa, rapporti familiari e soldi, tanti. In breve, racconta la disputa per la successione, appunto, e l'eredità nella disfunzionale famiglia Roy, proprietaria della Waystar, impero mediatico chiaramente ispirato a quello di Rupert Murdoch.
Un patriarca (Brian Cox), quattro figli (Jeremy Strong, Sarah Snook, Kieran Culkin, Alan Ruck), diversi personaggi (su tutti Nicholas Braun e Matthew Macfadyen), impersonati divinamente e con dei dialoghi pazzeschi. In più, in questa terza stagione, compaiono come special guest il premio Oscar Adrien Brody e Alexander Skarsgård. Se pensate di essere molto fighi, guardare questo show ve lo farà dimenticare all'istante. La serie ha vinto 9 (e dico nove) Emmy Awards, tra cui quello come Miglior Serie Drammatica, Miglior Sceneggiatura e Miglior Attore Protagonista a Jeremy Strong, più due Golden Globe come Miglior Serie Drammatica e Miglior Attore Protagonista a Brian Cox. Se vi siete convinti a iniziarla, la trovate su Sky e NOW.
Dr. Death
Il rumore del frantumarsi delle ossa in sala operatoria. Forse è questa la cosa che ha colpito e turbato più di tutto in questa miniserie Peacock. Sono sempre stata una grande fan delle serie medical: sin da E.R., una delle mie preferite in assoluto, più i casi erano complessi (e sanguinolenti) più mi appassionavano, sarà che vengo da una famiglia in cui la medicina è all'ordine del giorno. Ma con Dr. Death devo dire che ho fatto davvero fatica in certi momenti, perché per tutto il tempo ho pensato "Come può essere esistito davvero un medico del genere?". Ma andiamo con ordine: Joshua Jackson, probabilmente nella sua interpretazione migliore di sempre, veste i panni del neurochirurgo di Dallas Christopher Duntsch, realmente esistito (la storia è tratta dal podcast del 2017). Brillante e affascinante, ma completamente incapace di operare. Un vero e proprio macellaio, soprannominato 'Dr. Morte'.
Fu accusato finalmente di negligenza professionale nel 2015, dopo un decennio di operazioni fallimentari su pazienti con problemi al collo, alla spina dorsale, alle vertebre. Duntsch, con il suo narcisismo, la sua sociopatia e la sua sindrome da Dio della chirurgia, ha operato indisturbato per tanto, troppo tempo grazie all'omertà di un sistema fallimentare: dirigenti pronti a salvaguare prima se stessi e le proprie cliniche piuttosto che l'incolumità dei pazienti, facendolo avanzare nel suo tirocinio per ricevere fondi su studi mai iniziati. Lo show, che ha una struttura fatta di salti temporali e flashback, è così reale negli sguardi di Jackson, sorridenti ma così freddi e senz'anima allo stesso tempo, nella sua totale assenza di empatia anche per il suo migliore amico, nella sensazione di fallimento generale. Insieme a lui, ci sono anche Christian Slater, Alec Baldwin (bellissima la sua testimonianza al processo), Grace Gummer e la coraggiosa assistente procuratrice interpretata da AnnaSophia Robb. Dr. Death è una delle migliori serie del 2021, forse la migliore in assoluto, è candidata come Miglior Miniserie e Joshua Jackson come Miglior Attore ai Critics' Choice Awards 2022 e si può vedere su Starzplay (Prime Video, Disney+, Apple TV+).
Scene da un matrimonio
"È come un pezzetto di nastro adesivo. Dopo che lo stacchi e lo riattacchi, magari attaccherà ancora, ma non terrà mai come prima". Sono una romanticona. Ma, in realtà, neanche troppo, perchè qui si parla di separazione e disperazione. Scene da un matrimonio è la miniserie HBO presentata quest'anno fuori concorso alla 78ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, remake del film capolavoro del 1973 di Ingmar Bergman (che in origine nacque come uno sceneggiato televisivo da 6 puntate e fu in seguito trasformato in una versione cinematografica). Scritta e diretta dal talentuoso Hagai Levi (autore di The Affair e In Treatment), protagonisti e produttori sono Jessica Chastain e Oscar Isaac, che da soli reggono lo show per tutte e cinque le puntate e, come in una danza, ci fanno riflettere, arrabbiare, sorridere (poco), ma soprattutto, piangere, moltissimo.
La miniserie è una storia sull'amore messo alla prova dal tempo: si parla di sesso, divorzio, monogamia, fiducia, figli, temi che vengono affrontati attraverso la storia di Mira e Jonathan, classica coppia media sposata americana, con una figlia, due carriere stabili e una vita ordinaria, con alti e bassi come tutti. Nel corso degli anni, però, pian piano tutto sembra cambiare: nel loro rapporto di lunga data si nascondono fantasmi, segreti, uniti a sentimenti vari che attraversano il dubbio, la noia, il disgusto, il tradimento, il risentimento. Il loro legame, che per tutti sembra essere indissolubile, crolla e finisce per andare incontro alla distruzione totale. È il più classico dei risvolti della medaglia, il lato oscuro del matrimonio, raccontato attraverso i dialoghi tra i due protagonisti. Vi sembra una storia familiare? Tranquilli, è successo ad ognuno di noi. Ora non vi resta che farvi coraggio ed affrontare i vostri demoni: ricordatevi i fazzoletti e tanto vino. Su Sky e NOW.
Squid Game
C'è chi l'amata e chi l'ha odiata, in ogni caso non si può dire che Squid Game non sia stata una delle serie tv protagoniste di questo 2021, anche perché è diventata rapidamente la serie più vista nella storia di Netflix (motivo in più per guardarla e non fare gli spocchiosi, no?). 'Il gioco del calamaro' (significato letterale del titolo e chi l'ha vista capirà il perché) è una serie Netflix sud-coreana scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, che concepì l'idea nel 2008 basandosi sulle sue difficoltà economiche da giovane e sulla disparità di classi sociali in Corea del Sud. Se non conoscete ancora la trama, i 9 episodi che la compongono narrano di 456 persone disperate, indebitate fino al midollo, che partecipano ad una gara l'una contro l'altra, nel tentativo di vincere il montepremi di 45,6 miliardi di won (circa 33 milioni di euro).
Questa grande gara, in cui tutti vengono trattati allo stesso livello (hanno un'uniforme, dormono in camerata, mangiano tutti la stessa cosa) e non si accettano furbate, è composta da giochi per bambini come Un due tre stella, con la differenza che chi perde muore. I personaggi sono diversi, e quelli per cui tifare s'individuano subito: il protagonista Seong Gi-hun, che vuole salvare la madre malata, Kang Sae-byeok, scappata dalla Corea del Nord e pronta a salvare la mamma rimasta lì e il fratello in orfanotrofio, l'uomo anziano con il numero 001, che soffre di demenza, Abdul Ali, immigrato pakistano sfruttato che vuole salvare la sua famiglia dai debiti, e Cho Sang-woo, amico di Gi-hun, intelligente e abile negli investimenti, ma non proprio leale. Ma chi c'è dietro a tutto questo? E cosa è disposto a fare l'essere umano per raggiungere i suoi scopi? Scopritelo, su Netflix. P.S. Fotografia, regia e colonna sonora sono bellissime.
Solos
Solos mi ha subito colpito come un pugno in faccia. È un monologo sul futuro dell'umanità e affronta l'isolamento, la solitudine, la disperazione. Essere connessi agli altri è fondamentale per l'essere umano. Le esperienze condivise ci avvicinano, soprattutto nei momenti in cui ci sentiamo più soli. Lo raccontano perfettamente Morgan Freeman, Anne Hathaway, Helen Mirren, Uzo Aduba, Anthony Mackie, Constance Wu, Dan Stevens e Nicole Beharie con otto performance straordinarie e commoventi, in queste sette storie uniche, ognuna con un protagonista diverso, ambientate in un futuro prossimo e incerto, perché anche nei momenti più isolati, siamo tutti collegati attraverso l'esperienza umana.
Una miniserie Amazon Original creata da David Weil (autore delle serie Hunters e Invasion, e quest'ultima per la verità ero indecisa se inserirla o meno in questa lista): ogni storia è un viaggio alla scoperta di cosa significa essere umano. Su tutte gli episodi "Sasha", con Uzo Aduba, ambientato 20 anni dopo una pandemia che ha costretto il mondo al lockdown (vi ricorda qualcosa?), "Jenny", con Constance Wu, su una donna che cerca di mettere insieme i frammenti della sua memoria mentre aspetta da tempo in una sala d'attesa, e "Nera", con Nicole Beharie, in cui una donna dà alla luce un figlio con un metodo futuristico di trattamento per la fertilità, ma ben presto scopre che qualcosa non va. Notevole anche il season finale "Stuart", con Morgan Freeman e Dan Stevens. Per andare un po' più a fondo della vita, su Amazon Prime Video.
Dopesick - Dichiarazione di Dipendenza
Una bugia che ha reso dipendente l'America. Con questa serie proverete rabbia, nausea, fallimento e tristezza. Questa è in realtà l'ultima delle serie che ho visto e che ho finito da pochissimo, ma che ho deciso di includere sia per il tema che affronta, sia per l'interpretazione di Michael Keaton, protagonista di questa triste ma reale storia che racconta della lotta contro la dipendenza da oppiodi negli Stati Uniti, ispirata al romanzo bestseller Dopesick: Dealers, Doctors and the Drug Company that Addicted America di Beth Macy. Una miniserie Hulu in 8 episodi, sviluppata da Danny Strong, per capire come si crea un'epidemia colposa, sviluppata con flashback e salti temporali, che spiega come una sola compagnia abbia innescato la peggiore crisi farmaceutica della storia americana.
Si parte dal 1996, quando quel bugiardo di Richard Sackler (Michael Stuhlbarg) sviluppa l’OxyContin, un nuovo oppiode "incapace di creare dipendenza", utilizzato come antidolorifico e commercializzato spacciandolo per sicuro. Il farmaco arriva tramite il rappresentante Billy Cutler (Will Poulter) sino ai Monti Appalachi, dove vi sono miniere e minatori con diversi problemi di salute come Betsy (Kaitlyn Dever), a cui viene prescritto dal dott. Samuel Finnix (Michael Keaton). Da lì, si passa ai CDA della Purdue Pharma fino agli uffici della DEA e alle indagini dell'agente Meyer (Rosario Dawson), affiancata dagli avvocati Rick Mountcastle e Randy Ramseyer (Peter Sarsgaard e John Hoogenakker), i quali indagano sui tassi di criminalità e tossicodipendenza aumentati per colpa del farmaco. Ma, soprattutto, morti, morti, morti. Alla fine delle 8 puntate, disponibili su Disney+, vorrete gettare la tv dalla finestra.
Calls
Apple TV+ regala questa serie innovativa, che vi terrà incollati allo schermo, nonostante sullo schermo non vedrete null'altro che animazioni grafiche (la serie, infatti, ha vinto l'Emmy Award come Outstanding Motion Design). Creata da Fede Álvarez (autore di Millennium - Quello che non uccide), Calls è una co-produzione con Canal+. Racconta infatti una storia di fantascienza, ambientata in un futuro prossimo, attraverso le sole voci di un cast corale, tra cui quelle di Lily Collins (Emily in Paris), Nick Jonas, Pedro Pascal (Narcos), Ben Schwartz (Parks and Recreation), Mark Duplass (The Morning Show), Rosario Dawson, Joey King (The Act) e Paul Walter Hauser (Richard Jewell).
Attraverso una serie di conversazioni telefoniche interconnesse tra loro, che vi faranno letteralmente venire la pelle d'oca, un gruppo di persone vive una serie di esperienze e cerca di sopravvivere a ciò che sta accadendo nel mondo, prima che sopraggiunga la distruzione totale. 9 "chiamate" (puntate) da 12 minuti circa, dialoghi telefonici diretti ed essenziali, animazioni che vi accompagneranno nella storia, 1 connessione: credetemi, rimarrete senza fiato. Correte a vederla (ed ascoltarla) su Apple Tv+.
Midnight Mass
Questa serie tv Netflix scritta e diretta da Mark Flanagan è il terzo capitolo di una trilogia, composta da Hill House e The Haunting of Bly Manor. Alcuni degli attori, infatti, compaiono in tutte le serie, come la bravissima Kate Siegel, Henry Thomas e Alexandra Essoe, nonostante le stagioni non siano collegate tra loro (tranne che per qualche dettaglio da notare con attenzione). Se avete visto i capitoli precedenti, sapete già che Flanagan ha la capacità di trasformare l'horror in qualcosa su cui riflettere, turbarsi e commuoversi addirittura. Ed è per questo che, nonostante non sia una fan delle serie horror (preferisco ciò che è reale e tangibile), questa trilogia è l'unica per cui ho fatto un'eccezione, perché riesce a rendere reale e a dare una spiegazione di ciò che è impossibile che accada.
Se in Hill House il tema al centro della storia erano i rapporti familiari e in Bly Manor l'amore, questa volta Flanagan affronta uno degli argomenti più controversi di tutti in quella che è forse la sua opera più ambiziosa: la fede. L'orrore della religione, le colpe e l'accettazione dei fardelli di ognuno di noi, Flanagan ci racconta la storia sempre con il suo stile, ma in modo ancor più cruento e tragico delle volte precedenti. Ci sono dei dialoghi così profondi e intensi tra il protagonista Riley (Zach Gilford), di ritorno sulla piccola Crockett Island dove tutti sono cattolici e praticantissimi, dopo 4 anni di prigione per l'omicidio di una ragazza mentre guidava ubriaco, e il nuovo giovane prete padre Paul (il bravo, bravissimo Hamish Linklater), da lasciarci riflettere per quei 10-15 minuti abbondanti oltre i titoli di coda. Da qui, la piccola isola viene sconvolta da una serie di accadimenti straordinari a cui è impossibile credere. O sì? Ma non eravamo tutti uguali agli occhi di Dio? Il dibattito è aperto. Su Netflix.
Maid
Vi avverto: qui ci si arrabbia e si piange parecchio. In più, sapendo che il tutto è basato su una storia vera, ispirata al romanzo autobiografico del New York Times di Stephanie Land, la reazione sarà ancora più intensa. Ma non potete non vedere questa bellissima miniserie Netflix che racconta la storia di sopravvivenza e resilienza di Alex, una madre single in fuga da una relazione fatta di violenza psicologica, alle prese con la povertà, una madre con un disturbo bipolare, uno Stato che non la aiuta e la rivalutazione di se stessa contro tutte queste avversità. Alex è una donna intelligente, ma ha rinunciato al college perché incinta del suo ex e per curare sua madre; lavora come donna delle pulizie, ha una dolce bambina (davvero, la più buona del mondo) e fa di tutto per non rimanere senza casa e per mantenere il suo lavoro, nella speranza di dare a sua figlia un futuro migliore.
La miniserie ha come produttori gli stessi di Shameless e di Una donna promettente, e vede come protagonista Margaret Qualley (candidata all'Emmy per Fosse/Verdon), in un'interpretazione notevole che le è valsa la candidatura come Miglior Attrice al Golden Globe. Accanto a lei ci sono Nick Robinson, nel ruolo dell'ex violento, e Andie MacDowell (Quattro matrimoni e un funerale), che interpreta una perfetta madre squilibrata ed insopportabile, candidata come Miglior Attrice non Protagonista al Golden Globe.
American Rust
Quando è stata annunciata l'uscita di questa serie tv Showtime ero al settimo cielo. Primo, perchè i protagonisti sono due degli attori che amo di più, ovvero Maura Tierney (Golden Globe per The Affair) e Jeff Daniels (2 Emmy per The Newsroom e Godless), insieme, fianco a fianco. Secondo, perché è tratta dal bestseller di Philipp Meyer e la storia è un tipico dramma americano di quelli che mi piacciono di più, travolgenti, deprimenti, con una parte di crime che non guasta e i tanti segreti delle cittadine rurali americane che mi fanno impazzire. American Rust è una storia di sopravvivenza in 9 episodi, raccontata dal punto di vista di Del Harris, Capo della Polizia in una piccola comunità della parte più industriale della Pennsylvania.
Succede un omicidio, lui inizia ad indagare ma subito capisce che è coinvolto il figlio della donna di cui è innamorato. In più, i vecchi conti in sospeso della città non gli danno tregua. Lei è una sarta, ha un ex poco raccomandabile (Mark Pellegrino, il fu Jacob di Lost) e sta fondando un sindacato, cosa che le fa mettere contro un bel po' di persone. Ma soprattutto, fa di tutto per salvare suo figlio. American Rust è il racconto universale di come il desiderio di un futuro migliore debba fare i conti con la realtà di un Sogno Americano che è spesso nient’altro se non un’illusione. Su Sky e NOW.
Them
Them nasce come serie antologica Amazon Original, e quest'anno è uscita la prima stagione inititolata Covenant. Prodotta da Little Marvin e Lena Waithe (autrice vincitrice dell'Emmy Award per Master Of None) la serie esplora il terrore e l'orrore del razzismo in America, in questa prima stagione durante gli anni '50, nel periodo storico della Seconda Grande Migrazione. La storia ruota intorno alle vicende di una famiglia afroamericana, gli Emory: Livia (Deborah Ayorinde), mamma ed ex insegnante, Henry (Ashley Thomas), papà ingegnere aerospaziale, due figlie, Ruby Lee e Gracie. Si trasferiscono dal North Carolina in un elegante quartiere di ricchi bianchi a Los Angeles, assolutamente razzisti.
Così, la casa della famiglia diventa un inferno: i vicini della porta accanto, sin da primo giorno, fanno di tutto per disturbare la loro tranquillità con scherzi di cattivo gusto, scivolando in una spirale sempre più malvagia di abusi e facendo in modo di portare marito e moglie alla follia. In più, vi sono alcune forze maligne soprannaturali che minacciano di distruggerli. Da segnalare, la bravissima e cattivissima Alison Pill, che interpreta la vicina di casa Betty, e Shahadi Wright Joseph nei panni della strana figlioletta Ruby Lee (già inquietante nel film Us). Regia, fotografia e soundtrack di livello altissimo. La trovate su Amazon Prime Video.
L'uomo delle castagne
Da amante delle serie nordiche, non potevo non inserire quella del 2021. L'uomo delle castagne, tratta dal romanzo The Chestnut Man di Søren Sveistrup, sceneggiatore di uno dei capisaldi delle serie crime, ovvero The Killing e del film L'uomo di neve, è una miniserie Netflix danese in 6 episodi. La storia si apre con la macabra scoperta della polizia dell'assassinio di una giovane donna, uccisa brutalmente e a cui è stata tagliata una mano. Ma c'è di più: accanto al suo corpo viene trovato un omino fatto di castagne, su cui vengono scoperte delle impronte risalenti ad una bambina scomparsa anni prima.
I due detective (una lei ambiziosa ma stanca e un lui un po' irritante) indagano, ma questo è solo l'inizio. I delitti, infatti, cominciano a susseguirsi e gli omini di castagne compaiono dappertutto. Ma non c'è solo il killer: c'è anche la politica e un passato che torna a galla. Non sai mai cosa può succedere quando arriva l'uomo delle castagne. Alla fine della serie odierete le castagne, sul serio, ma i nordici non sbagliano mai: sanno raccontare perfettamente le crime story. E questo fanno. Su Netflix, da non perdere.
In Treatment - stagione 4
Confesso che non sono una grande fan di In Treatment, o meglio: il format mi piace ma non mi è mai andato a genio Gabriel Byrne come attore, nonostante ami Hagai Levi come autore. Quindi, l'ho sempre abbandonata. Quando ho saputo che la nuova terapeuta sarebbe stata interpretata da Uzo Aduba (per chi non la conoscesse, oltre al già citato Solos, è la vincitrice di 3 Emmy per Orange Is the New Black e Mrs America, ed è stata candidata anche per questo ruolo), non ho avuto dubbi sul fatto che avrei dovuto guardare questa quarta stagione (anche perchè le stagioni non sono connesse tra loro).
Così ho fatto, e mi sono ritrovata ad affrontare tutti i miei demoni e i dolori attraverso le storie dei pazienti della Dott.ssa Brooke Taylor, ma soprattutto attraverso la sua. Ci sono Colin (Anthony Ramos), un infermiere che lavora presso una ricca famiglia, Eladio (John Benjamin Hickey), un milionario che è stato in prigione per reati finanziari e Laila (Quintessa Swindell), un'adolescente con alcuni problemi da risolvere. Poi c'è Rita (Liza Colon-Zayas), la migliore amica di Brooke, e Adam (Joel Kinnaman), il compagno di Brooke, con cui ha una relazione abbastanza travagliata. Trovate questo piccolo capolavoro di scrittura firmato HBO su Sky e NOW.
The Underground Railroad
Non c'è molto da dire, se non che è una serie ricca di dolore e sofferenza. Ma non solo. Firmata Amazon Original, la serie è tratta dal romanzo premio Pulitzer 'La ferrovia sotterranea' di Colson Whitehead, che ha scritto lo show insieme a Jihan Crowther (sceneggiatrice de L'uomo nell'alto castello).
Diretta dal premio Oscar Barry Jenkins (per il capolavoro Moonlight), racconta del disperato tentativo di fuga per la libertà di Cora Randall (Thuso Mbedu) nel Sud pre-Guerra Civile Americana, che scappa da una piantagione in Georgia alla ricerca della famigerata “ferrovia sotterranea”, costruita da schiavi che in realtà sono ingegneri e conducenti, con una rete segreta di tunnel e binari sotto il suolo sudista, per poter fuggire dal razzismo di quegli anni. Da vedere su Amazon Prime Video.
Giorgia Brandolese
Da The Wire ai Pearl Jam, passando per Grant Achatz. Musicista, Giornalista, laureata in Comunicazione pubblicitaria, nel corso degli anni si specializza in Cinema, Serie Tv, Alta Cucina.
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