Poeta intrappolato in un cuore di donna
“Mio amato, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere.” (Virginia Woolf)
Figlia di uno scrittore e di una modella, Virginia Woolf fu educata in casa come voleva la tradizione vittoriana, a contatto con alcuni dei maggiori esponenti della letteratura inglese del suo tempo come T. S. Eliot e Henry James. Fu presto evidente ai genitori e agli illustri visitatori di Hyde Park Gate 22, che Virginia avesse un particolare talento per la narrativa e la poesia con una spiccata inclinazione ad acute osservazioni di natura critica. Vittima di abusi da parte dei fratellastri e ben presto orfana, Virginia cadde in depressione e prima dei vent’anni tentò il suicidio. Da qui iniziò una serie di episodi psicotici che, purtroppo, caratterizzarono tutta la sua esistenza. Da una parte la Woolf fu una donna estremamente forte e caparbia, fondò insieme ai fratelli Toby e Vanessa il Bloomsbury Group, circolo letterario che, con le sue “Serate del giovedì”, dettò cultura nella Londra dei primi anni del 1900, fondò con Leonard Woolf, suo marito, la Hogarth Press, casa editrice di autori quali Svevo, Freud, Eliot, Joyce, Mansfield, militò tra le Suffragette, insegnò alle operaie delle periferie a leggere e scrivere con corsi serali gratuiti.
Dall’altra parte fu una donna fragile e instabile, vittima di un continuo disagio nei riguardi della sua epoca della quale non si sentì mai partecipe. Vivendo in un continuo stato di inadeguatezza e depressione tentò il suicidio ripetutamente fino a togliersi definitivamente la vita, nel 1941, a Rodmell nel Sussex, annegandosi in un fiume.
Grande fu la produzione letteraria di Virginia Woolf: il suo capolavoro, Mrs. Dalloway, divenne manifesto delle donne di una intera epoca. La Woolf era schietta, sincera, metteva sulla carta le preoccupazioni e le paure di tutte le donne, senza veli, vergogne o ipocrisie. Era facile immedesimarsi nelle sue opere anche se di difficile comprensione e di estrema difficoltà critica. Quante volte, leggendo To the lighthouse, abbiamo percepito la malinconia di Mrs. Ramsey, che mentre cuce un paio di calze per un bambino riflette sulla sua intera esistenza, sugli errori, i rimpianti, le debolezze e le oscurità dell’animo femminile. Quella malinconia è la stessa di ogni donna, che immersa nella quotidianità, mentre decide che caffè prendere al supermercato o aspetta la metropolitana, ha una mente inarrestabile e instancabile, un flusso di pensieri costante e violento.
La Woolf fu una pioniera, una dona in grado di stare fra gli uomini e comportarsi come loro, (ebbe anche una relazione omosessuale), una donna che mantenne la sua sensualità e particolare bellezza senza però abbassarsi alle convenzioni che relegavano la figura femminile in un angolo. Volubile e estremamente sensibile odiava gli uomini per il loro ruolo prevaricante e dominatore all’interno della società, ma non poteva fare a meno di confrontarsi con le loro menti brillanti e vivaci, di sottrarsi al loro richiamo carnale, di volerne capire la natura.
Noi di Nerospinto abbiamo scelto Virginia Woolf per la sua contemporaneità e perchè amiamo gli eroi romantici, per il suo impegno libertario a favore dei diritti civili e per la parità dei sessi. Siamo rimasti affascinati dalla sua capacità di intessere amicizie durature con donne originali come quella con Vita Sackville West, con la quale ebbe una intensa relazione tale da ispirarla per la stesura del capolavoro Orlando.
Nerospinto consiglia inoltre la lettura dei libri
Thomas Szasz “La mia follia mi ha salvato”. La follia e il matrimonio di Virginia Woolf”, a cura di S. Petrilli, Spirali Editore, 2009
Richard Kennedy, “Avevo paura diVirginia Woolf”, Guanda, 2009
e la visione dei film:
The Hours, di Stephen Daldry, basato sul romanzo di Michael Cunningham. Con Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore. 114 min, 2002
Orlando, di Sally Potter, basato sul romanzo di Virginia Woolf. Con Tilda Swinton. 93 min, 1992