Le Rane di Aristofane torna a teatro. Il regista Marco Cacciola: “Il teatro, come la politica, è una poesia che non si scrive da soli”
“Sono sceso quaggiù a cercare la poesia, perché il nostro paese possa salvarsi”. Messa in scena per la prima volta nel Teatro di Dioniso ad Atene nel 405 a.C., Le Rane è una delle commedie più celebri di Aristofane, per il suo valore sociale oltre che artistico. Il lavoro del commediografo greco riprende vita dal 14 al 30 gennaio al Teatro Fontana di Milano, con uno spettacolo in cantiere ormai da due anni e più volte rimandato a causa dell’emergenza sanitaria, per la regia di Marco Cacciola e prodotto da Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatri di Bari e Solares Fondazione delle Arti.
Un’opera che denuncia il trasformismo politico, e che ci mostra – come ci dice il regista - come in fondo esistano due aspetti della nostra umanità, in bilico tra afflato divino e greve animalità. Due facce di quello “specchio ustorio” che è la commedia, un elastico teso tra alto e basso, tra poetico e popolare. Un ponte al di sopra di un abisso.
Una ricostruzione che ripercorre fedelmente le usanze della Grecia Antica, come la presenza di un coro di cittadini differente ogni sera. “Ho voluto tradurre quella pratica, per coinvolgere realmente la comunità, immaginando uno spettacolo che impegni in scena attori professionisti e cittadini”, spiega Cacciola.
Provando a rifondare l’antico legame esistente tra società e teatro, il lavoro dello spettacolo ha coinvolto vari enti attivi sul piano sociale, culturale e dell’associazionismo, creando una proficua sinergia con gli studenti. Oltre ai workshop cittadini e per la selezione degli artisti, è stata avviata una collaborazione con allievi e docenti dell’Università Statale di Milano e dell’Università IULM a cui è stata affidata una nuova traduzione del testo. Gli studenti dell’Accademia di Brera hanno contribuito alla realizzazione della scenografia, ottenendo crediti formativi come parte dell’attività didattica, mentre gli allievi dell’IIS Galilei-Luxemburg hanno partecipato a una sessione di laboratori intorno ai temi dello spettacolo.
La famosa commedia narra delle rocambolesche peripezie del dio Dioniso e del suo servo Xantia, diretti verso l’Ade per riportare in vita un Poeta che salvi la città dal degrado culturale.
Un legame atipico tra il comico e il tragico, alla riscoperta di quel ruolo sociale che la poesia ha sempre avuto e sempre avrà.
È proprio il teatro la forma d’arte più idonea per parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività.
Da Le Rane emerge con chiarezza l’importanza della cultura e del suo valore sociale-politico, oltre che la necessità di una responsabilità individuale e collettiva, che grazie alla divertente farsa e all’identificazione emotiva, riesce a coinvolgere in modo diretto il pubblico, diventando un messaggio civile ed essenziale.
“Nell’epoca del solipsismo sempre più disperato, ci uniamo in cerchio e ci facciamo comunità”. - commenta il regista. “Pensare il coro, oggi, agirlo al centro della scena, oltre che poetica, è questione politica. Il teatro, come la politica, è una poesia che non si scrive da soli”.
Beniamino Strani
Mi chiamo Beniamino Strani, ho 24 anni e sono laureato in ‘Scienze dell’Informazione: Comunicazione Pubblica e Tecniche Giornalistiche’. Ho poi ottenuto un Master in ‘Critica Musicale’. Amo ogni forma di comunicazione e tra un articolo e un altro, pubblico delle poesie su un blog.
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