"Ai confini dei sogni" del cantautore Eduardo De Felice: il nostro ascolto in anteprima e l'intervista all'artista partenopeo
Abbiamo ascoltato in anteprima il nuovo lavoro in studio del cantautore partenopeo Eduardo De Felice, “Ai confini dei sogni”, dal 19 settembre 2024 disponibile nei digital store e nei negozi specializzati, prodotto da Alessandro Innaro e distribuito da La Stanza Nascosta Records.
“Ai confini dei sogni” si muove nel solco del cantautorato italiano più nobile, con l’inserimento di sfumature brit-pop. La narrazione, evocativa, si snoda intorno al tema sentimentale , da sempre caro all’autore, tra cromie primaverili e toni più cupi, delusioni e metafore di rinascita.
Preceduto dai singoli “Seduto su un piedistallo”, “Dimenticare” e “Lirica onirica”, l’album non delude le aspettative, confermando De Felice cantautore di razza e immune dalle logiche del mainstream, capace di mantenere- pur negli echi battistiani- una cifra compositiva ed interpretativa originale, che coniuga profondità e piacevolezza catchy .
“Un sorriso nella testa”, in circuitazione radiofonica dal 19, è l’episodio più solare e, a nostro avviso, accattivante di un progetto coeso e minuziosamente cesellato, che si distingue per l’ eleganza e la presa emotiva delle melodie e dei testi.
E’ il brano che ritengo meglio rappresenti questo mio terzo album- racconta De Felice, che abbiamo intervistato a pochi giorni dall’uscita del disco- un pezzo allegro e coinvolgente, in cui ci si lascia trasportare da un ritmo funky, un mash up tra Battisti, Nu Genea ed il Neapolitan Power.
Parliamo della sua produzione artistica, dagli esordi con “Viaggio di ritorno” (Halidon, 2014), passando per “E’ così” (Apogeo Records, 2018) e “Ordine e disordine” (Apogeo Records, 2020)- entrambi con la produzione di Gnut- fino al lavoro di imminente uscita, “Ai confini dei sogni” (distribuito da La Stanza nascosta Records e prodotto da Alessandro Innaro)…ci sono stati mutamenti sostanziali nelle tematiche e nelle sonorità?
In generale c’è stato comunque un processo di crescita, dovuto alle esperienze vissute nel tempo, anche dal punto di vista musicale e di produzione, ma direi che le tematiche sono pressoché le stesse, salvo qualche eccezione. Semmai è il modo di esprimerle che può essere cambiato, ma credo sia anche naturale. Per quanto riguarda le sonorità invece c’è sempre stato un lavoro di ricerca ed una voglia di esplorare che mi ha portato a realizzare degli album univoci, recanti ognuno la propria impronta sonora. Da questo punto di vista pesa molto l’influenza di Battisti ed il suo aver realizzato album sempre differenti tra loro negli stili e nelle sonorità, pur mantenendone una chiara identità.
Quali sono i suoi riferimenti musicali?
Il già citato Battisti, insieme a Dalla e Pino Daniele. Tra i più moderni direi Fabi e Sinigallia. Ma ascolto musica di qualsiasi genere, sono molto curioso.
Ritiene sia utile, ad un certo punto, in ambito artistico, “uccidere il maestro”, emanciparsi da determinati riferimenti magari un po’ ingombranti?
Non so se sia utile o meno e sinceramente non ci ho mai pensato. Ogni volta che ho scritto una canzone ho sempre seguito il sentimento e l’istinto, ma è inevitabile e quasi naturale poi andare verso certi riferimenti perché ormai fanno parte di me. L’importante è cercare di mantenere una propria personalità ed un proprio stile. Nelle mie canzoni cerco sempre di fare in modo che l’ascoltatore ci senta qualcosa di familiare ma che non sia paragonabile a qualcosa di già sentito.
La primavera, idealmente abbracciata da “Ai confini dei sogni” è la sua “stagione del cuore”, o comunque quella più ricca di suggestioni da trasferire in musica?
Direi proprio di sì. In verità ogni stagione ha la sua caratteristica e le sue suggestioni, ma nella primavera ci ho sempre sentito qualcosa di più, un senso di risveglio e di rinascita spirituale, legata a quella della natura che mi circonda. Inoltre è una stagione, con in particolare il mese di Aprile, alla quale sono legato da tanti ricordi di infanzia.
A suo avviso, che impatto hanno avuto sulla filiera musicale le piattaforme di distribuzione digitale?
Sono utilissime se si utilizzano con criterio perché così si riesce a scoprire nuovi artisti, ascoltare nuovi album, ma poi appunto tutto questo deve essere seguito dall’acquisto del disco fisico del suddetto artista, altrimenti lo si danneggia soltanto. Inoltre bisognerebbe regolamentarle diversamente facendo sì che ci siano guadagni reali per gli artisti e non misere briciole. E soprattutto non si può permettere a chiunque di caricare la propria musica sulle piattaforme continuando ad intasare un sistema già ampiamente intasato.
Quanto tempo dedica giornalmente all’ascolto della musica?
Dipende dai periodi, ma dedico alla musica tanto tempo.
Qual è lo stato di salute della canzone d’ autore in Italia?
Lo stato di salute è ottimo perché continuo ad ascoltare tante cose belle ed interessanti. Cito tra
tutti un artista che ho scoperto da qualche mese e che mi ha colpito tantissimo, Marco Castello.
Ma potrei citarne tanti altri. Il problema alla fine non è la canzone d’autore in Italia, quanto la sua
diffusione. Purtroppo tramite le radio o i vari dispositivi di ascolto, passa sempre la stessa musica,
legata a fattori più commerciali che artistici. Per ascoltare artisti indipendenti si ripiega
necessariamente sulla ricerca nelle piattaforme di streaming, che non è sbagliato in sé però
sarebbe bello ascoltare un artista nuovo in qualche network consentendogli di farsi conoscere da
un pubblico più ampio.
A che pubblico le piacerebbe che il suo lavoro pervenisse?
Ho sempre scritto per una mia esigenza, legata a determinati momenti, situazioni o stati d’animo.
Non ho mai pensato di scrivere qualcosa che fosse adatto ad un determinato pubblico piuttosto
che a un altro, per cui rispondo dicendo che mi piacerebbe arrivasse ad un pubblico curioso ed
attento, e che questo pubblico fosse numeroso naturalmente.
Il palco che le piacerebbe calcare?
Un qualsiasi palco dove la gente è lì per ascoltarti.
Barbara Spadafora